Si continua a parlare di principi F.A.I.R. che, come si è detto nelle puntate precedenti, richiamano alla parola inglese fair, tradotta con equo e giusto.
Ma il nostro mondo reale, come anche il virtuale, è un luogo in cui si radicano le inegualità. Come fare a costruire un mondo virtuale in cui l’accesso alla cultura possa essere inclusivo e scevro da modelli discriminanti?
Secondo l’acronimo F.A.I.R., dunque, per Accessibilità si intende che i dati della ricerca, e i loro metadati, devono essere accessibili dagli esseri umani e dalle macchine, mediante l’uso di protocolli standard. Questo può avvenire anche includendo sistemi di autenticazione e autorizzazione. I (meta)dati devono quindi essere conservati in repository affidabili e che possano garantire la loro disponibilità nel tempo anche quando questi dati non siano in open access.
Accessibilità in informatica ha, in realtà, un significato più ampio che in questa sede ci sembra importante evidenziare perché come afferma il documento della W3C:“Il Web è stato ideato per funzionare per tutte le persone, qualunque sia il loro hardware, software, lingua, cultura, luogo o abilità fisica o mentale”: La tecnologia può dunque rendere le cose possibili, e, tra queste, dare accesso alla cultura digitale a quante più persone.
Anche i principi F.A.I.R. rimandano, implicitamente, ad un’idea morale di “equità” o “giustizia” che dovrebbe spingere “i produttori di dati” a valorizzare e ad accrescere il valore aggiunto ottenuto dalla creazione e dalla valorizzazione di risorse digitali. Questo avvertimento è particolarmente rilevante per i progetti di cooperazione che coinvolgono studiosi, bibliotecari, archivisti e altri professionisti con background diversi, che hanno sede in Paesi diversi, parlano lingue diverse e hanno esigenze e motivazioni diverse. In breve, costruire risorse FAIR è un obiettivo lodevole, ma per produrre una conoscenza emancipatoria, che (forse) riparerà alcune disuguaglianze, dovremmo sostenere un’”ecologia” della conoscenza.
L’obiettivo è quindi quello di avere depositi di dati intelligenti che integrano funzionalità di ricerca e accesso agli stessi, che siano descrittivi e che facciano uso di standard e metadati, cercando, attraverso macchine e umani, di analizzarli, ricercarli, processarli per avere nuova conoscenza.
Tornando ai principi F.A.I.R.e al principio dell’accessibilità, sempre le linee guida Parthenos suggeriscono di:
-Selezionare un repository affidabile
-Dichiarare chiaramente l’accessibilità
-Utilizzare l’embargo dei dati solo quando necessario
-Utilizzare protocolli di scambio standardizzati
Quanto più questi principi verranno condivisi dalle comunità tanto più i principi saranno applicabili in maniera equa per tutti.
Vedi anche:
https://digitallibrary.cultura.gov.it/notizie/principi-f-a-i-r-interoperabilita/
https://digitallibrary.cultura.gov.it/notizie/principi-f-a-i-r-rintracciabilita/