È possibile progettare senza definire?

Il punto di vista “indefinito” di Federico Badaloni

28 Ottobre 2021

Da un’immagine in movimento (un fiore cangiante) al linguaggio come strumento di design. È il percorso “indefinito” proposto da Federico Badaloni, architetto dell’informazione, UX designer, e giornalista, nel suo articolo tratto dall’intervento conclusivo del Summit annuale di Architecta su Medium.
Un pezzo multidisciplinare, trasversale, denso. L’Elogio dell’indefinito propone, in realtà, una visione ben chiara del nostro vivere onlife (come direbbe il filosofo Luciano Floridi). Partendo da una domanda che attraversa e ibrida diversi campi scientifici (dalla filosofia, alle scienze sociali, alla fisica, alla psicologia, all’Intelligenza Artificiale, al design) ci invita a riflettere su “Come possiamo progettare nuovi ambienti informativi, nuovi servizi o prodotti, infondendo in essi la cultura delle persone e non degli individui, degli eventi e non delle cose, insomma una cultura che abbracci la volontà di non definire e discriminare?”.
Ibridando a nostra volta la sua domanda al contesto della digitalizzazione del patrimonio culturale – facendo attenzione a non discriminare – ci accorgiamo che è esattamente questa visione “indefinita” ad essere alla base del nostro lavoro di progettazione di un ambiente in-formativo, per accompagnare con consapevolezza la transizione digitale.
A tal proposito, insieme alla Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, lanceremo presto cinque conversazioni pubbliche rivolte a professionisti e studiosi del patrimonio culturale attraverso le quali costruire “Relazioni digitali“. Consapevoli che, come conclude Badaloni nel suo Elogio: “Progettare è concentrarsi sulle relazioni e sulle infinite possibilità che queste schiudono. È domandarsi per chi è ciò che facciamo, non cos’è che dobbiamo fare. È abilitare, non guidare. È pensare a progettare sistemi, non delle parti di essi. E’ considerare che questi sistemi devono essere matrici generative, non archivi. È capire che il linguaggio è uno strumento di design. È creare accesso, infinite possibili relazioni; non possesso, cioè relazioni esclusive. È innescare un movimento, non fissarne un suo stato. È schiudere, non è definire”.
https://fedebadaloni.medium.com/elogio-dellindefinito-3a627bef4dc5

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