Com’è noto il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, messo in campo dall’Unione Europea in seguito alla pandemia per Covid, ha destinato agli Stati membri 806 miliardi di euro fino al 2026. Fin dall’annuncio della misura di sostegno, il Culture Action Europe (CAE), principale network europeo di reti culturali, organizzazioni, artisti, attivisti e accademici, si è attivato per richiedere agli Stati beneficiari l’impegno a destinare almeno il 2% del proprio PNRR al sostegno e alla ripresa del comparto culturale. Una campagna poi sposata e incoraggiata pubblicamente anche da Commissione e Parlamento europeo.
Obiettivo raggiunto? Ni.
In queste settimane lo stesso CAE ha infatti diffuso un report dedicato ai 14 Paesi (su 27 totali) che hanno previsto interventi esplicitamente a sostegno dei settori culturali e creativi nei loro PNRR, per un totale aggregato di poco meno di 12 miliardi di euro. Considerato che i fondi della Recovery and Resilience Facility realmente richiesti dagli Stati membri sono stati poco più di 500 miliardi di euro, il traguardo del 2% è stato tagliato. Tuttavia il dato matematico aggregato non rispecchia le performance individuali dei vari Stati, con alcune realtà, come quella italiana, che hanno trainato la percentuale complessiva.
La ricerca di CAE quindi risulta molto interessante per capire chi e come ha fatto meglio, considerando però che molti Stati hanno affiancato al PNRR dei co-finanziamenti nazionali e che diverse nazioni hanno proprio scelto di non utilizzare il PNRR per supportare i settori culturali e creativi in favore di dispositivi nazionali dedicati al comparto.
Immaginando un ideale podio del sostegno alla cultura, troviamo al primo posto la Repubblica Ceca, che su un totale di 7,04 miliardi ne ha destinato 290 milioni (il 4%) per attività quali il sostegno ad artisti e alle industrie creative regionali; aiuti al comparto cinematografico e audiovisivo; digitalizzazione; voucher e supporto alla ricerca nelle scienze sociali.
Medaglia d’argento all’Italia che su 191.5 miliardi ne ha destinati 4,2 al comparto culturale (a cui ne andrebbero aggiunti 2,4 espressamente dedicati al turismo) pari al 2.1% del budget totale. Tra le attività previste: strategia e piattaforme digitali per il patrimonio culturale; un piano nazionale per l’attrattività di borghi e città storiche; il Recovery Art Conservation Project per la prevenzione antisismica e interventi di restauro su chiese e campanili; lo sviluppo dell’industria cinematografica.
Terzo posto alla Francia con 2 miliardi previsti per misure quali: la ripresa delle attività di musei e siti culturali di rilevanza nazionale e internazionale e una massiccia strategia per la ripresa futura di tutte le imprese culturali e creative.
Per lo specifico delle misure previste e il quadro complessivo di tutti gli Stati, in allegato il documento completo
Iniziativa I.PaC il 25 ottobre alla Digital Library
Il 25 ottobre a partire dalle 9.30 presso l’Istituto Centrale per la digitalizzazione...