Valorizzazione del patrimonio culturale in ambiente digitale, potenziamento delle competenze digitali, formazione e gestione dei dati e, non per ultimo, il tema della proprietà intellettuale ed etica dei dati. Di questo e di molto altro si è parlato venerdì 8 ottobre, a Lucca, nella giornata di confronto e di formazione “Visione e competenze per il Piano Nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale”, organizzata dalla Digital Library insieme alla Fondazione Scuola dei beni culturali, nell’ambito di Lubec 2021.
Proprio alle rispettive direttrici, Alessandra Vittorini, (Fondazione Scuola) e Laura Moro (DL) è spettato il compito di aprire l’incontro, ricordando il ruolo cruciale della formazione per affrontare le sfide prossime del PNRR e raccomandando che al centro del futuro ambiente digitale vengano posti gli utenti del patrimonio culturale, quest’ultimo non più solo memoria del passato ma anche motore di creatività per il futuro.
Nella prima parte del convegno Costantino Landino e Alessandro Coco del MiC hanno esposto le metodologie alla base del progetto di digitalizzazione e i nuovi approcci che hanno alla base la governance dei processi e la pianificazione, esecuzione e controllo di risorse differenziate con vincoli interdipendenti di costi-tempi-qualità.
Roberto Caso (MiC), a seguire, si è concentrato sul carattere comunitario della trasmissione della nostra eredità culturale e sul cambiamento decisivo nell’impianto legislativo su cui si è basata finora la proprietà intellettuale.
Un tema approfondito poi da Chiara Veninata e Mirco Modolo (MiC) che si sono soffermati sul tema degli Open Data, ricordando che questi devono essere accessibili, anche se non necessariamente con licenze Creative Commons qualora ci sia il bisogno di tutela, ma soprattutto ri-utilizzabili per fini di ricerca e di didattica. L’intervento ha poi affrontato le modalità di acquisizione e le possibilità di riutilizzare le riproduzioni digitali di beni culturali pubblici non protetti da diritto d’autore e l’utilizzo dei Linked Open Data (LOD) per la descrizione di dati strutturati e favorire l’interoperabilità.
La mattina si è conclusa con Martina De Luca (Fondazione Scuola), Erminia Sciacchitano (MiC) e Giovanni Michetti (La Sapienza) a confronto sul ruolo cruciale della formazione, sugli esperti di dominio e sulle figure professionali come quella del “Digital Humanist”, figura centrale in questa fase di transizione digitale del nostro Ministero e non solo.
Il pomeriggio si è strutturato con due interventi iniziali, seguiti da un workshop partecipativo in modalità “Agile”. Anna Maria Marras (ICOM Italia) ha individuato le diverse questioni legate ai progetti e alla trasformazione digitale: non solo la tecnologia, ma anche aspetti culturali, organizzativi, sociali, creativi e manageriali.
Filo rosso di questo approccio è, ancora una volta, l’individuazione di buone e cattive pratiche e la questione della sostenibilità dei dati. A proposito di best practices, Valeria Mosca e Andrea Calzolari (9centRo) hanno poi presentato l’interfaccia web e le principali funzionalità del progetto digitale del polo archivistico-museale “Polo del ‘900”.
Da questi spunti è partito, infine, il workshop condotto da Antonella Guidazzoli (Cineca) insieme a Tiziana Mancinelli e Giovanni Pescarmona (Digital Library). L’obiettivo era quello di illustrare caratteristiche e potenzialità della metodologia “Agile” applicata al project management, molto in voga tra aziende e istituzioni nella costruzione di software e per la gestione dei processi. Ai partecipanti coinvolti è stato chiesto di simulare un laboratorio di co-progettazione di User Stories. E proprio dalla specificità del metodo “Agile”, che stimola il dibattito e il confronto oltre che la suddivisione del lavoro in specifiche task, sono emerse idee e modalità che potranno essere applicate anche al raggiungimento degli obiettivi del PND.