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Buone pratiche

cosiddetta Flora, Prima metà del I secolo d.C. (1-45 d.C.)

Qual è il grado di “maturità digitale” delle forme di valorizzazione del patrimonio adottate dalle istituzioni culturali?
Si offre di seguito una prima mappatura dei principali modelli di fruizione digitale del patrimonio culturale, cui segue una presentazione di alcuni casi di successo esemplificativi, ritenuti di successo nazionali, attinenti a realtà di differenti dimensioni progetti di rete.
L’elenco non è esaustivo; per segnalare all’attenzione dell’Istituto altri esempi di interesse utilizza il modulo Partecipa.

 

Catalogazione e digitalizzazione delle collezioni

SBN-Sistema bibliotecario nazionale rappresenta oggi il più diffuso ed efficace sistema di catalogazione partecipata. La rete SBN riunisce ad oggi 6520 biblioteche raggruppate in 103 Poli e offre 18.551.081 notizie bibliografiche, corredate da 104.562.965 documenti presenti nelle biblioteche italiane; ogni anno si conta una media di oltre 65 milioni di ricerche effettuate e decine di milioni di prestiti. Oltre 800.000 record del catalogo SBN sono corredati da un link diretto alla copia digitale esistente. Queste dimensioni fanno di SBN, a livello europeo, la più vasta e capillare rete bibliotecaria nazionale con modalità di lavoro online
opac.sbn.it

Come esempio efficace di aggregatore di dati catalografici a livello nazionale traviamo CulturaItalia, il portale della cultura italiana promosso dal MiC già dal 2008 (come partner del progetto Europeana), attraverso cui è possibile accedere che dà accesso a oltre 4 milioni di risorse digitali provenienti da biblioteche, archivi, musei e altri istituti culturali italiani sia pubblici che privati. CulturaItalia è alimentata, oltre che sistemi informativi delle singole istituzioni aderenti, dai tre importanti aggregatori di risorse digitali del Ministero: Internet Culturale, SAN-Sistema archivistico nazionale, Catalogo generale dei beni cultuali
http://www.culturaitalia.it

A livello di istituzioni territoriali del Ministero si segnala, per la ricchezza dei cataloghi pubblicati online, l’attività dell’Archivio di Stato Torino https://archiviodistatotorino.beniculturali.it/ e quella delle Gallerie degli Uffizi https://www.uffizi.it/pagine/archivi-digitali

Allargando lo sguardo a importanti realtà esterne al MiC, si segnala la massiccia attività di catalogazione svolta dalla CEI, con la collaborazione degli uffici del Ministero, che ha prodotto il Portale dei beni culturali ecclesiastici, dove è possibile consultare in forma integrata i dati catalografici relativi a beni storico-artistici, librari e archivistici delle diocesi BeWeb
https://beweb.chiesacattolica.it/

L’attività compiuta dalla Tavola Valdese è invece da prendere a modello per le raffinate modalità di restituzione all’utenza dei contesti patrimoniali nel Portale del patrimonio culturale valdese e metodista
http://patrimonioculturalevaldese.org/it

Per quanto riguarda le attività svolte dalle amministrazioni regionali si segnala l’interessante esperienza di catalogazione partecipata dell’Emilia-Romagna, tesa a saldare la dimensione storico-artistica con quella paesaggistico-territoriale, accessibile attraverso il portale PatER-Patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna
https://bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/

In ambito bibliotecario si segnala come modello di riferimento la Digital Library della Biblioteca apostolica vaticana, che ha aperto la strada all’utilizzo in Italia dello standard IIIF (International Image Interoperability Framework) per l’interoperabilità e la visualizzazione delle immagini digitali ad alta risoluzione
https://digi.vatlib.it/

Per quanto riguarda l’ambito archivistico, interessante l’esperienza condotta dal centro culturale Polo del ‘900 di Torino, che ha dato vita all’hub degli archivi digitali 9CentRo
https://www.polodel900.it/9centro/

Catalogazione e digitalizzazione delle collezioni

SBN-Sistema bibliotecario nazionale rappresenta oggi il più diffuso ed efficace sistema di catalogazione partecipata. La rete SBN riunisce ad oggi 6520 biblioteche raggruppate in 103 Poli e offre 18.551.081 notizie bibliografiche, corredate da 104.562.965 documenti presenti nelle biblioteche italiane; ogni anno si conta una media di oltre 65 milioni di ricerche effettuate e decine di milioni di prestiti. Oltre 800.000 record del catalogo SBN sono corredati da un link diretto alla copia digitale esistente. Queste dimensioni fanno di SBN, a livello europeo, la più vasta e capillare rete bibliotecaria nazionale con modalità di lavoro online
opac.sbn.it

Come esempio efficace di aggregatore di dati catalografici a livello nazionale traviamo CulturaItalia, il portale della cultura italiana promosso dal MiC già dal 2008 (come partner del progetto Europeana), attraverso cui è possibile accedere che dà accesso a oltre 4 milioni di risorse digitali provenienti da biblioteche, archivi, musei e altri istituti culturali italiani sia pubblici che privati. CulturaItalia è alimentata, oltre che da sistemi informativi delle singole istituzioni aderenti, dai tre importanti aggregatori di risorse digitali del Ministero: Internet Culturale, SAN-Sistema archivistico nazionale, Catalogo generale dei beni cultuali
http://www.culturaitalia.it

A livello di istituzioni territoriali del Ministero si segnala, per la ricchezza dei cataloghi pubblicati online, l’attività dell’Archivio di Stato Torino https://archiviodistatotorino.beniculturali.it/ e quella delle Gallerie degli Uffizi https://www.uffizi.it/pagine/archivi-digitali

Allargando lo sguardo a importanti realtà esterne al MiC, si segnala la massiccia attività di catalogazione svolta dalla CEI, con la collaborazione degli uffici del Ministero, che ha prodotto il Portale dei beni culturali ecclesiastici, dove è possibile consultare in forma integrata i dati catalografici relativi a beni storico-artistici, librari e archivistici delle diocesi BeWeb
https://beweb.chiesacattolica.it/

L’attività compiuta dalla Tavola Valdese è invece da prendere a modello per le raffinate modalità di restituzione all’utenza dei contesti patrimoniali nel Portale del patrimonio culturale valdese e metodista
http://patrimonioculturalevaldese.org/it

Per quanto riguarda le attività svolte dalle amministrazioni regionali si segnala l’interessante esperienza di catalogazione partecipata dell’Emilia-Romagna, tesa a saldare la dimensione storico-artistica con quella paesaggistico-territoriale, accessibile attraverso il portale PatER-Patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna
https://bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/

In ambito bibliotecario si segnala come modello di riferimento la Digital Library della Biblioteca apostolica vaticana, che ha aperto la strada all’utilizzo in Italia dello standard IIIF (International Image Interoperability Framework) per l’interoperabilità e la visualizzazione delle immagini digitali ad alta risoluzione
https://digi.vatlib.it/

Per quanto riguarda l’ambito archivistico, interessante l’esperienza condotta dal centro culturale Polo del ‘900 di Torino, che ha dato vita all’hub degli archivi digitali 9CentRo
https://www.polodel900.it/9centro/

Accesso aperto ai contenuti

Connesso alla pratica della digitalizzazione delle collezioni, l’open access garantisce agli utenti la possibilità di accedere liberamente alle risorse digitali rese disponibili online, insieme alla possibilità di poterle riutilizzare e distribuire per qualsiasi scopo. Le risorse digitali rispondono ai principi dell’open access se hanno le seguenti caratteristichesono rilasciate con licenze aperte, sono accessibili e ottenibili online (gratuitamente o a un prezzo non superiore al ragionevole costo di riproduzione), sono leggibili dalle macchine, sono prodotte con formati aperti e quindi modificabili. 
Per le istituzioni del MiC, un modello positivo è rappresentato dal lavoro sui Linked Open Data (LOD) realizzato dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione attraverso il Portale dei dati aperti del Ministero. Un esempio concreto e ben riuscito delle potenzialità dell’open access è costituito dal sito di consultazione dei dati del Sistema informativo generale del catalogo dei beni culturali, che – aderendo alla politica nazionale di apertura dei dati – consente il collegamento dei dati del catalogo ad altri dati sul patrimonio culturale pubblicati da altre istituzioni, secondo il paradigma dei Linked Open Data, agevolando il riuso di risorse pubblicate sul web e la interconnessione dei dati attraverso meccanismi di similitudine o di uguaglianza favorendo l’espansione del patrimonio informativo di partenza.
https://catalogo.beniculturali.it/

Esemplificativo del medesimo approccio si segnala il progetto ZERI & LODe è nato dalla collaborazione tra la Fondazione Federico Zeri e un team di informatici ed esperti in digital humanities dell’Università di Bologna, con l’obiettivo di trasformare i dati del catalogo Fototeca Zeri in Linked Open Data, per renderli accessibili, rintracciabili e riusabili da utenti e altre applicazioni, secondo le esigenze del nuovo web semantico.
http://data.fondazionezeri.unibo.it/

Si segnalano inoltre alcune istituzioni che hanno rilasciato con licenza aperta – oltre ai dati – anche le immagini delle proprie collezioni:

Categorizzazione condivisa dei dati

Legato ai processi di open access, il social tagging ha l’obiettivo di arricchire i contenuti digitali delle collezioni mediante l’intervento proattivo degli utenti.
Si segnalano come modelli di questa pratica digitale:

  • la piattaforma digitale della Biblioteca Estense Universitaria, la Estense Digital Library, dove utilizzando il protocollo IIIF è possibile per gli utenti creare e condividere le proprie annotazioni direttamente sulle risorse digitali pubblicate, creando così degli strati informativi da mettere in condivisione di tutti
    https://edl.beniculturali.it/home/cover
  • il nuovo sito di consultazione del Catalogo generale dei beni culturali realizzato dall’ICCD, che ha integrato degli strumenti di crowdsourcing che consentono l’interazione diretta dell’utente registrato con il sistema per contribuire all’arricchimento dei dati relativi agli autori delle opere attraverso OLAF
    https://www.catalogo.beniculturali.it/
  • il portale TourER realizzato dal Segretariato regionale dell’Emilia-Romagna, il viaggiatore che si muove alla scoperta del territorio può contribuire all’arricchimento del sito e alla conoscenza del patrimonio culturale attraverso l’invio di segnalazioni di beni mancanti e il caricamento di fotografie
    https://www.tourer.it
Progetti condivisi

Le iniziative crowd-based – caratterizzate dallo sviluppo collettivo di un progetto, in genere su base volontaria o su invito, da parte di una moltitudine di persone esterne all’ente ideatore – rappresentano nelle istituzioni culturali un’opportunità unica di evolvere le loro missioni in una forma digitale dinamica e di costruire nuove relazioni con il pubblico.

Un modello di crowdsourcing è rappresentato dal Portale Antenati. Gli Archivi per la Ricerca Anagrafica (https://antenati.cultura.gov.it/), realizzato e gestito dalla Direzione generale Archivi e dall’Istituto centrale per gli archivi. Tutti gli utenti possono contribuire ad incrementare il numero dei nomi ricercabili sul Portale, partecipando all’indicizzazione della documentazione digitalizzata (https://antenati.cultura.gov.it/il-portale/partecipa-al-progetto/).

Altro esempio interessante è il progetto #scenedaunpatrimonio avviato nel 2020 dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione, dedicato alla raccolta partecipata di fotografie private e familiari che abbiano la capacità di raccontare o evocare il patrimonio culturale e al paesaggio italiano
https://scenedaunpatrimonio.beniculturali.it/

Contenuti generati dagli utenti

La dimensione digitale abilita nuove forme di creazione dei contenuti culturali, da parte tanto di specialisti quanto dello stesso pubblico. Le istituzioni culturali utilizzano sempre di più le proprie collezioni come veicolo di conoscenza delle epoche storiche e dei contesti che hanno co-determinato la creazione delle opere stesse. Sono sempre frequenti, lectio magistralis, visite guidate in streaming o live di curatori, artisti ed esperti che accompagnano il visitatore raccontando la propria “visione” delle collezioni. Questo approccio sposa il concetto di public history (storia pubblica) quale campo delle scienze storiche volto alla ricerca e alla comunicazione della storia all’esterno degli ambienti accademici, con e per diversi pubblici, con l’obiettivo di contribuire all’affermazione di una maggiore consapevolezza del valore del sapere storico, risorsa essenziale per la comprensione del presente e la progettazione del futuro.

Si segnalano come esempi significativi

Recentemente si stanno sviluppando anche nei luoghi della cultura le pratiche di user generated content (Contenuti generati dagli utenti), prevalentemente attraverso i social media, finalizzate a coinvolgere direttamente gli utenti a creare e condividere contenuti ispirati alle collezioni culturali, con linguaggi creativi.

Si segnala a riguardo la campagna social del Ministero, ripresa da molti luoghi della cultura, #LARTETISOMIGLIA in cui i cittadini sono stati invitati a visitare online i luoghi della cultura scorrendo tra i profili social di musei, archivi e biblioteche e curiosando tra i virtual tour, per scovare somiglianze tra le opere delle collezioni d’arte italiane (persone, ambienti della propria casa e magari gli amici a quattro zampe) e condividerle sui social usando l’hashtag #lartetisomiglia.

Connesso all’ambito della co-creazione vi sono le pratiche di co-curation (co-curatela) e individual curationship (curatela individuale). In Italia tali pratiche non sono ancora sviluppate ma si segnalano due casi internazionali di riferimento:

Videogiochi e Gamification

I video-giochi rappresentano un modo per coinvolgere il pubblico nell’esplorazione della storia e delle collezioni dei luoghi culturali attraverso modalità non convenzionali che passano per la dimensione emozionale e creativa degli utenti. Inoltre, per le proprie peculiarità espressive i video giochi possono essere considerati essi stessi una forma d’arte digitale.

Su questo fronte un esempio di successo è rappresentato dall’iniziativa del Museo archeologico nazionale di Napoli, con il video-gioco Father and Son, un gioco narrativo dove il protagonista attraversa diverse epoche storiche: dall’antica Roma, all’Egitto, passando per l’età borbonica fino alla Napoli di oggi. Il gioco, tradotto in più lingue, ha avuto oltre 4 milioni di download
http://www.fatherandsongame.com/

Si segnala inoltre la recente esperienza avviata dal Museo nazionale archeologico di Taranto con il video-gioco Past for Future, dove un ragazzo investiga sulla misteriosa sparizione di una donna a Taranto, intraprendendo un viaggio che lo condurrà a svelare i misteri e a scoprire i tesori del museo https://www.pastforfuture.it/

Visite virtuali: realtà virtuale, aumentata, virtuale immersiva

I virtual tours permettono agli utenti di visitare online istituzioni culturali o mostre temporanee. Non si ritiene di segnalare un caso specifico quanto invece la pagina creata dal MiC Gran tour virtuale. Viaggio nel patrimonio, realizzata per raccogliere la vastità dell’offerta digitale in questo ambito https://www.beniculturali.it/virtualtour

Le mostre virtuali, anche a seguito delle limitazioni poste dalla pandemia, sono diventate pratica diffusa. Si segnala, per l’ampiezza della proposta, la sezione Ipervisioni della Galleria degli Uffizi, dove è possibile navigare tra gli spunti suggestivi e le immagini ad alta definizione delle mostre virtuali proposte dallo staff del museo
https://www.uffizi.it/mostre-virtuali

Per quanto riguarda la realtà virtuale e aumentata, considerata la complessità tecnologica richiesta, è interessante segnalare l’esperienza del sito di Castel del Monte, nel parco della Murgia, dove è stata realizzata l’app MVRGIA che consente un’esperienza di mixed reality (phygital) offrendo la possibilità di integrare durante il percorso di visita livelli informativi ed esperienziali aggiuntivi rispetto a quelli previsti dall’allestimento fisico
https://www.parcoaltamurgia.gov.it/

Copie digitali

Un ulteriore modello che è importante citare è quello delle copie digitali ovvero multipli in formato digitale di opere d’arte. Ad oggi il mercato è orientato verso la riproduzione di file contenenti le immagini, poi proiettate su monitor, realizzando “quadri digitali” distinguibili in due tipologie di prodotto: multipli digitali autenticati dai musei e digital canvases, monitor di supporto a file contenenti riproduzioni di opere d’arte. Si segnalano a riguardo i prodotti utilizzati da diversi musei italiani: